Mirabilia Luce

Stories on Identity to inspire your personal growth. 
Abbiamo un Universo dentro.

Buongiorno!

Sono Valentina Monari, art director, e amo raccontare storie attraverso la comunicazione visiva. 

Nel mio lavoro aiuto fashion & luxury brands a nutrire la relazione emozionale con la loro audience, attraverso la creazione di storytelling visivi. In parallelo, aiuto i professionisti creativi a promuoversi in modo efficace, condividendo il proprio valore e identità, attraverso lo specifico corso The Focused Talent e progettazione di comunicazione visiva.

Mirabilia Luce n.005
On Seeding / Sul Seminare

16 dicembre 2021


Parte I

“Quel giorno erano milioni di steli verdi brillanti, tutti lì ad accogliermi, accalcati attorno a me a volermi toccare, facendo in modo che i loro semi mi si attaccassero addosso, come se fossi qualcosa o qualcuno di gran riguardo, come se potessi portarli via con me, per fargli conoscere il mondo come lo conoscevo io.”

Leggo Laura Bianchi, ex giornalista di moda, ora The Garden Editor. La storia di come lo è diventata è raccontato nel suo libro L’erba corre quando vuole che è appena uscito. 

Il giardino. Non ero una contadina, una botanica, una agronoma. (…) Ma sarei diventata tutto questo e meglio, più tardi, studiando -tanto- e sperimentando, in solitudine nella serra, ogni qual volta potessi farlo, rubando il tempo qui e là. Perché allora ero di corsa, almeno all’inizio, poi ho cambiato idea. 

Quello che ero, invece, una donna di città. Da 25 anni a Milano e ovunque nel mondo, pur di non fermarmi. Del resto una casa non ce l’avevo, nonostante l’accumulo di appartamenti-investimenti. C’era il desiderio, ma prima della grotta non avevo mai trovato fisso alloggio. Era solo bisogno di possesso. Non mi bastavano un paio di scarpe nuove.”


Oggi sento la stanchezza. Sono al millesimo inizio
I miei studi e gli anni di formazione on set mi hanno portato in un mondo che mi sembra già alle porte, e comunque scopro che quello che sognavo guardando le riviste da bambina non è quello che funziona per me ora. 
Ciò che mi rende felice è aiutare le persone, guidandole, a trovare la loro direzione. Mi dó una chance per farne un lavoro. Mi creo un nuovo inizio. 

Nasce la mia piccola scintilla con la potenza di mille Soli, e nasco anche io come mamma. In una notte, sono diventata una nuova me. Non più al centro, spinta dopo spinta, il mio ego ha fatto spazio ad una nuova vita, a cui tengo più di me stessa. 
L’ho scoperto poi: è una fase, si chiama Matrescenza. È un nuovo inizio. 

La pandemia accelera i tempi. 
Ci trasferiamo a Treviso, a casa, ma una casa ancora non c’è. Cambiamo 5 alloggi in 6 mesi, e finalmente uno spazio di soggiorno lungo ci fa tirare un po’ il fiato. Sempre andando su e giù da Milano comunque. Mi adatto, faccio del mio meglio per trovare una stabilità quotidiana, negli spazi, nelle abitudini. È un nuovo inizio. 

Noi. Io e te, Amor. Dopo un evento così totalizzante, ci dobbiamo ritrovare, diventare una nuova diade. È un nuovo inizio. 

Sono stanca, mi sembra di non arrivare mai. 
Leggo.

“Non scorderò mai la immediata sensazione di appartenenza. Al luogo, quel luogo che da subito è diventato il mio e non mi ha più lasciato. Sono io, in effetti, a non essermene mai andata, (…) mettendo radici profonde che nemmeno sapevo di avere.

Ci sono arrivata per sbaglio, a casa mia. 
Camminando, perdendomi sulla montagna. In quel periodo, dopo l’incidente in bicicletta, e i ferri nella spalla. (…) 

Ci sono arrivata per sbaglio a casa mia. Poi ritrovandomi subito, non era un errore. Non sapevo ancora che “quella cosa giusta” avrebbe rivoluzionato la mia vita.”

Non sapevo che…” Le parole di Laura, il suo guardarsi dall’alto, indietro, piena di una consapevolezza data solo dal tempo, di chi ha vissuto, mi confortano. Quanta pace e serenità trasmette ora. 

Il suo raccontare intimo, limpido, del suo cercare, i dubbi, i tentativi, il non sapere veramente dove sarebbe arrivata, ma arrivare comunque alla fine nel posto giusto, seguendo l’istinto, mi dà speranza, fiducia e coraggio. 

“Quello della scuola agraria a Monza è l’anno della consapevolezza. Capisco che molte delle cose che mi frullano in testa esistono, funzionano, si possono anche leggere e approfondire. (…) Sono pazza di gioia, sono stanca, sono immobile sui libri e mobile in giardino. Sono viva. Inizio a scrivere, di piante. Ora ne so abbastanza da poterlo fare. (…) Ora ha un senso, ma quando lo dicevo al giornale, quelle della moda mi prendevano per matta. Valeria, invece, il mio direttore, ci crede. E io scrivo.”

Leggo, e penso. Forse anche io nonostante le paure, i dubbi, i tentativi fallimentari, potrò arrivare ad un certo punto in cui non saró più ad un inizio, ma arriverò a raccogliere e godere di quello che nel tempo ho seminato. 

Forse serve solo persistere, con fiducia, coraggio e amore. 


Parte II

[Gli steli verdi brillanti] magari semplicemente volevano impedirmi il passaggio, volevano che restassi fuori, e che soprattutto, non vedessi il mare. Perché loro stavano bene lì anche prima che io decidessi di restare. In effetti nessuno, da oltre cinquant’anni, aveva mai vissuto a casa mia.”

Le piante. (…) Le amo, contraccambiano. Muoiono anche, a volte per colpa mia, ma mai abbandonate in un sacchetto di plastica abbandonate in una terra di nessuno, mai con un filo di vita ancora addosso. E comunque a casa. Dove sono nate, alcune molto prima di me.”

Mi risuona, e mi fa commuovere. 
Ci sono cose dentro di me che non sono state ancora elaborate ed spuntano in momenti inaspettati, quando vogliono loro. 
Giulia è morta lo scorso aprile. A casa, circondata dall’amore, il suo ultimo respiro tra le braccia della sua mamma. Ogni tanto la sogno Giulia, ogni tanto la penso, quando vorrei raccontarle qualcosa di divertente, ogni tanto penso alle risate fatte nei momenti passati insieme. 
Giulia ha lasciato un piccolo seme di sè in me. 

A Oliver oggi canto le canzoncine che mi cantava la mia nonna, che mi facevano divertire tanto, che sono ormai dentro di me. Lo porterò nei posti dove andavamo a passeggiare, diventeranno anche i suoi.  

Mi porto dentro modi di dire e l’ironia di mio padre, mi fa ridere quando capita che giocando con Oliver diciamo “tiiic” insieme.  
Tutto il supporto e il credere in me che mi ha sempre dato mia madre è quello che ora riesco ad infondere anche agli altri, nel mio lavoro, ogni giorno. 

Capisco che noi non lasciamo strettamente opere fisiche. La casa, i nostri averi. 
Lasciamo semi di noi in altri -abitudini, credenze, emozioni. Questi semi viaggiano tutto il tempo dentro di noi e poi si sparpagliano, si propagano e si piantano più o meno profondamente ad ogni connessione. Diventano loro la nostra eredità. 

Tanto quanto i semi dei fili d’erba che si erano attaccati al primo ingresso nel giardino di Laura. 

“Ora vedo. E più passa il tempo più metto a fuoco me stessa attraverso la pulizia del giardino. E più il giardino, che è il mio specchio, mi piace.”

Quello di Laura è un racconto così limpido, consapevole. Parla allo stesso modo degli errori e aggiustamenti di tiro; di paure e gioie, del suo grande sogno, di amore. 
Si può davvero condividere un pezzo di sè così intimo?

Forse, “si deve”. 

È importante. Per chi lì fuori è ancora all’inizio, e come me leggendo quello che è stato trova coraggio e fiducia a superare le difficoltà e quel senso di sopraffazione per l’ennesimo avvio.
Per ricordarmi, immersa nell’immagine del giardino, del ciclo della vita e della morte come naturale parte di essa. 
Di quanto seminare sia importante, costantemente, con fiducia, coraggio, amore. Di perseguire ciò che dentro di me sento “giusto”, e poi qualcosa di meraviglioso nascerà. 

Grazie Laura per avermi aperto il tuo giardino, e il tuo cuore. 

Epilogo

Il giorno dopo sento Laura, la chiamo, le racconto i miei pensieri, quello che è scaturito dalla lettura di queste prime pagine. 
Mi dice di non preoccuparmi, che ogni semina ha bisogno del suo tempo, “ma poi vivi di rendita”. Le chiedo come ha fatto a raccontare tutto così, in modo così aperto. 
Mi dice che se avesse pensato “a fare un libro” non l’avrebbe mai fatto. “Lascia la progettazione, gli schemi, come dovrebbe essere e pensa al fare”.

Mi fido, e inizio a scrivere.