The Most-Desired Photographer:
The Foundation.
Become the go-to Photographer in your luxury market
through deep inner work.
Da professionista esperto ma non ancora riconosciuto nel suo pieno valore,
a Riferimento autorevole e desiderato, che attrae con naturalezza i brand a lui destinati.
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Iniziare da dove non vuoi essere.
Ascolta.
Lo so, è difficile.
Il lavoro che un tempo sognavi, che hai coltivato con tanta passione, ora ti sta svuotando.
Non è questo ciò che avevi immaginato — eppure, eccoti qui.
Modifiche dell’ultimo minuto senza fine, pressioni continue sui budget, urgenze che non danno tregua… e all’improvviso è la tua carriera a gestire te.
Stai lavorando ad alto livello, in un contesto che altri sognerebbero — ma per te sta diventando un incubo.
Non sei più tu a guidare il lavoro. È il lavoro che ti trascina con sé.
E nel tentativo di stare al passo, stai perdendo il controllo della tua stessa vita.
Ti sento.
Non sei ancora dove vorresti essere — riconosciuto come il riferimento creativo per i brand del tuo settore, a condurre con sicurezza i tuoi progetti — e la stanchezza, la frustrazione, il dubbio ti stanno logorando.
Ti senti perso, non sapendo se trovare colpe o risposte in te, nel sistema in cui ti trovi, o nell’economia generale.
Ascolta ancora.
Non ti manca né talento, né esperienza, né determinazione.
Tutto questo è già in te. È sempre stato lì.
Ma.
Ognuno fa il meglio che può, con le risorse che ha a disposizione.
E se non sei ancora dove desideri essere, è perché il tuo prossimo quantum leap richiede una trasformazione che non è ancora avvenuta.
Hai bisogno di apprendere, integrare e attivare strumenti che nessuno ti ha mai insegnato — risorse interiori che non hai mai avuto l’opportunità di usare.
Il primo concetto chiave è questo: la situazione che stai vivendo è un sintomo.
E se il risultato non ti piace, l’unica cosa che hai davvero il potere di trasformare — sei tu.
Le tue azioni, i tuoi stati emotivi, i pensieri che li generano.
Allora perché non hai ancora raggiunto ciò che desideravi con tutto il cuore?
Perché fin da piccoli, abbiamo messo fiduciosamente lo specchio del nostro valore e della nostra amabilità nelle mani dei nostri genitori, nonni, e delle prime figure di autorità.
E’ naturale: nei primi anni di vita si impara ad apprendere chi si è attraverso lo sguardo emotivo delle nostre prime figure guida.
Il modo in cui siamo visti, accolti, nominati e guidati emotivamente, plasma la nostra intera percezione del valore, dell’identità — e di ciò che crediamo sia possibile per noi.
Ma poi più tardi, a scuola, abbiamo spesso consegnato ad altri il potere di definire il nostro valore attraverso una lente limitata: i voti.
E nel sistema attuale, i voti mettono soprattutto in evidenza ciò che manca, anziché celebrare le qualità intrinseche che ciascuno di noi porta dentro di sé.
5, Sei impreparato.
6, Appena sufficiente, ma ancora non basta.
7, Potevi impegnarti di più.
8, Bene, ma ti sei perso questa parte.
9, sì, però…
E un 10? Quante volte lo raggiungiamo — anche dando tutto noi stessi?
Per molti, queste valutazioni ci guidano inconsciamente per anni — a scuola, nello sport, e oltre.
Da adulti, siamo condizionati a cercare sicurezza e benessere fuori da noi — attraverso strategie, scorciatoie, conferme esterne, e acquisti.
La sicurezza — in un lavoro a tempo indeterminato, nel denaro illimitato, nei titoli di studio che dovrebbero aprire qualcosa dopo.
Il benessere — attraverso gli acquisti che facciamo, condizionati dal rumore incessante della pubblicità.
Quanta spam ci circonda andando in giro a Milano, tra manifesti in metro, nelle strade, nelle piazze.. oltre quando apri ogni singola pagina nel web o social dal tuo telefono.
Anche il nostro senso di importanza — che si fonde con lo status — diventa qualcosa di esterno: il lavoro che facciamo, i circoli a cui apparteniamo, i ruoli che ricopriamo.
Come se il solo fatto di essere nati non fosse già, di per sé, una dichiarazione di valore intrinseco.
Nel frattempo, concetti come “credere in sè stessi” e “amarsi” sono stati svuotati di significato.
Ma come dovremmo farlo poi, esattamente?
La verità è che: quando ci disconnettiamo dal rumore esterno e ci radichiamo dentro di noi, scopriamo qualcosa di più profondo.
Che siamo molto più delle etichette che ci sono state assegnate.
Che anche se un tempo ci siamo comportati in un certo modo, questo non definisce la nostra identità — possiamo cambiarlo. E quel cambiamento è alla nostra portata.
Perché tutti noi portiamo dentro qualità e risorse potenti, capaci di muovere tutto.
La dedizione.
L’amore.
La gioia.
L’impegno.
La serietà.
L’intuizione.
La creatività per trovare nuove soluzioni.
Il senso di responsabilità che abbiamo sempre messo in ciò che facevamo.
La curiosità che ci spinge avanti.
Perfino il semplice fatto di aver continuato a provarci, nonostante i rifiuti, nonostante le delusioni.
Ma a volte perdiamo di vista tutto questo.
Ce lo dimentichiamo. Oppure non sappiamo come attivarlo.
E nel lavoro autonomo — dove è importante essere sia la scintilla che accende, sia la fiamma che alimenta la tua visione — tutti questi condizionamenti familiari e sociali, uniti alla mancanza di strumenti di auto-guida, ci giocano altamente contro.
La cosa buona è che, oltre alle qualità positive che abbiamo già da poter attivare, anche
tutte le nostre difficoltà, i fallimenti, e risultati non raggiunti che ci logorano – dicono qualcosa su di noi.
Ognuno di questi ci parla di cosa può essere trasformato in noi, per fare il prossimo grande salto verso il futuro desiderato.
In ogni “no”, in ogni fallimento, in ogni area dove non stiamo raggiungendo i risultati che vogliamo — c’è il seme di una trasformazione che aspetta di essere attivato.
Quindi, sia a partire dai nostri doni, sia dalle nostre difficoltà, abbiamo la chance di creare il futuro che vogliamo.
Se ancora non hai clienti che ti valorizzano davvero,
se ancora non sei riconosciuto come guida creativa,
se continui ad accettare lavori sottopagati rispetto al tuo valore,
se ogni lavoro si rivela un incubo da gestire —
c’è esattamente qualcosa in te che si può riprogrammare,
perché cresca in te e, permetta che l’esito sia diverso.
Un’unica origine per la trasformazione
Il modo per ottenere i risultati che desideri — valorizzazione, lavoro sereno e fluido, validazione anche economica — ha un’unica origine.
Si tratta di essere la propria fonte di sicurezza, importanza, di amore e vitalità — una sorgente che si sostiene e straripa verso l’esterno.
È sapere che il mio valore intrinseco è sempre lì, indipendentemente da un’approvazione o da un rifiuto, perché non mi definiscono come persona. Al massimo, indicano solo una strategia da affinare.
È agire con risolutezza, invece che con sicurezza, per prenderci ciò che abbiamo desiderato.
È sapere che si otterrà, e lasciando andare il bisogno di sapere come. Perché ho la certezza che anche se non accade nel modo che prevedevamo, sarà in un altro.
È lasciare andare il controllo – proprio come salire su un taxi per arrivare in stazione senza imporre al tassista le vie da percorrere – è affidarsi che lui saprà portarci a destinazione, così come abbiamo chiesto.
E allora, in quello stato —
i clienti giusti arriveranno.
Il flusso finanziario arriverà.
la soddisfazione personale e la gioia nel fare arriverà.
Tutto attratto dalla fonte di magnetismo, che sei tu.
Tutto inizia da te.