Mirabilia Luce

Stories on Identity to inspire your personal growth. 
Abbiamo un Universo dentro.


Buongiorno!

Sono Valentina Monari, art director, e amo raccontare storie attraverso la comunicazione visiva. 

Nel mio lavoro aiuto fashion & luxury brands a nutrire la relazione emozionale con la loro audience, attraverso la creazione di storytelling visivi. In parallelo, aiuto i professionisti creativi a promuoversi in modo efficace, condividendo il proprio valore e identità, attraverso lo specifico corso The Focused Talent e progettazione di comunicazione visiva.


La storia di oggi, introduzione.

Sono sempre stata curiosa di capire da dove si origina una certa direzione, da dove parte quel fermento interiore, che sentiamo di dover portare avanti. Come si manifesta?
E che cosa succede se ci diamo il permesso di seguirlo? 

Laura Bianchi ex giornalista di moda milanese, ora racconta storie di piante e giardini felici. Si dice che sia nato tutto con l’acquisto di un grande terreno selvaggio, che a poco a poco è diventato un giardino. Facendo un passo indietro, quello che inaspettatamente l’ha portata ad innamorarsi di un pezzo di paesaggio è stato un’incidente, che l’ha immobilizzata per diversi mesi, impossibilitandola a lavorare. 

E’ forse da quella stasi, in cui i pensieri correvano veloci, che qualcosa che già si portava dentro è germogliato. Il fermento interiore, la passione che la anima da sempre nel creare e raccontare, si è poi trasformata, cresciuta, diventando qualcosa di nuovo, trovando poco a poco un nuovo modo e spazio di espressione. Un giardino meraviglioso.

Buona lettura.

 
 
 

 
 

Mirabilia Luce n. 008/ Su Quel che ti muove: Laura Bianchi, TheGardenEditor

 

Su Quel che ti muove
Laura Bianchi, The GardenEditor

Premessa: Non sono un’artista, ma una artigiana. Ora una contadina. Contadina 2.0.
Faccio tutto con le mani, da sempre. Cucio un abito come semino un fiore. Ricamo un tessuto come intreccio un cestino. Mi viene naturale, non saprei far nulla in modo diverso. Sono le mani, con gli occhi, a produrre manufatti. Non opere d’arte.


L’inizio della storia.

Ho iniziato da zero. Ho avuto fortuna. Ho rotto una spalla, male. Ho imparato cosa significa l’immobilità fisica ma non passiva (per questo oggi posso dire di conoscere e capire le piante così bene...). Ho deciso di camminare, perché le gambe andavano. Ho trovato questo posto, camminando, questo da dove vi parlo. Mi sono innamorata, non sono più andata via. Resto sempre qui, anche se la vita a volte mi porta altrove.


Quello che ti muove. Che cosa significa per te la tua pratica. 

La natura è vita. Il giardinaggio è la mia vita. Il mio giardino è un luogo protetto, preservato. E’ anche libero, con tutti i limiti di libertà che si hanno quando si vive in una comunità di animali, piante, persone e cose.

Tra tutte le pratiche possibili, tra tutto ciò che amo fare, le cose che amo “di più” sono seminare e riprodurre per talea. Dare vita pur non essendo madre.

Quando penso a me stessa qui, non penso alla parola divertimento. Qui “sono”. Sono felice.


Il tuo modo di creare valore.

Produco cibo dall’orto, bellezza da piante e fiori, biodiversità per tutti gli esseri che vivono qui o che passano dal giardino. Faccio esperienza e la traduco in storie. Storie fatte di immagini o di parole. Non importa il formato. La cosa che per me conta è esser in grado di raccontare.


I simboli ricorrenti che ritornano nella tua opera.

Faccio tutto con passione. Amo quello che faccio, non potrei altrimenti. Non conosco altro modo.

Sbaglio e rifaccio. Imparo ogni giorno un pochino di più. La costante è l’esser consapevoli che non si sa mai tutto, mai abbastanza. Domani saprò più di adesso.

Concretamente, se devo raccontare meglio, la costante è snaturare la natura il meno possibile. Copiarla, non eliminarla. Osservarla, perché è la più grande maestra (in giardino come nella vita). Insegna bellezza e armonia. Insegna la vita in comunità.

E rispettarla. Ascoltarla. Non avere fretta perché tanto le stagioni non accelerano e non rallentano. Succedono. Una dopo l’altra.


Il progetto più significativo che hai realizzato finora.

Il mio giardino. Che però non è fatto. Non ancora. Non lo sarà mai. Il mio giardino è e sarà sempre in movimento, in divenire. Ed è questa la cosa più importante: come per il viaggio, l’importante è viaggiare, non arrivare.


Tre momenti significativi che hanno causato una svolta nella tua direzione.

PRIMO: ho imparato a conoscermi e a perdonarmi. Ora sono più leggera.

SECONDO: ho trovato il mio posto, quindi la pace. Una piccola grotta ma soprattutto il mio giardino. Sento di appartenere al luogo. Questo fatto ha cambiato radicalmente la mia vita. Non tornerei più indietro. Mai.

TERZO: ho ricominciato a studiare. Per me, per il mio giardino e tutti i suoi ospiti verdi. Studiare significa anche saper poi parlare, consigliare e infine divulgare. Ora con la scrittura e il mio lavoro giornalistico posso fare informazione su cosa mi sta a cuore.

Non tornerei mai indietro ma, allo stesso tempo, rifarei tutto con le stesse modalità: aver lavorato per anni solo con le immagini, l’estetica, il senso del bello e di una buona composizione visiva restano un’eredità enorme anche per quello che faccio e sono oggi.


Le persone che ti hanno ispirato, i tuoi eroi.

Non ho eroi, non sono mai stata una groupie o una fan, nemmeno da ragazzina. Ma ci sono esseri che rispetto più di altri.

Le piante in primis. Ce ne sono di più o meno intelligenti, più o meno belle e sconvolgenti, di buone e a volte cattive (la cattiveria nasce da una reazione ad una necessità, non è mai fine a se stessa nel mondo vegetale).

Se invece parliamo di persone... quelle che mi ispirano sono tra coloro che hanno saputo raccontare storie meravigliose legate al mondo delle piante. Sapendone, conoscendole, dedicandogli una vita intera di studi. La loro arte sta nel saper raccontare la scienza vegetale con parole e storie degne del migliore dei romanzi. 

Tutto - in fondo - è una storia. Senza il racconto niente esisterebbe come lo intendiamo noi. Parlo di Fukuoka, Mancuso, clement, Thoreau. C’è una sola donna che mi ha affascinato altrettanto: Pia Pera. Ma penso di dover ancora leggere le storie più belle...


Il tuo consiglio più prezioso.

...il più prezioso e anche il più banale: essere felici. Sempre. Senza perder tempo. Non importa dove, facendo cosa o con chi. Essere felici (non facendo del male a nessuno) è il dono più grande che possiamo farci.
Per me la felicità è vivere i ritmi della natura, in sintonia con tutti gli esseri viventi: vegetali e animali. Oggi posso dirlo, nonostante abbia ancora un po’ di pudore a farlo. Io sono felice.




*** Epilogo ***

Questa intervista è stata scritta da Laura tra il primo e secondo lockdown – coinciso con la mia gravidanza – e completata con le foto scattate a Zoagli, mentre Oliver compiva i primi passi nel Giardino.
Nel frattempo Laura ha raccolto la storia del suo giardino scrivendo un libro, bellissimo. Ne ho parlato anche qui: Mirabilia Luce n. 005 / Sul Seminare.